Trattati di scrittura, 2
FRANCESCO TORNIELLO-LUDOVICO DEGLI ARRIGHI
€35,00
- Collana: La scrittura del Cinquecento. I manuali, 2
- A cura di: Paolo Procaccioli, Antonio Ciaralli
- Pagine: 212
- Volumi: 1
- Misure: 21 x 15 in brossura
- In libreria dal 31/01/2020
- ISBN: 978-88-6973-341-3
- Soggetti: Letteratura italiana I. Dalle origini al Settecento. Saggi
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Treccani del 06/07/2020
Gualberto Alvino
TORNIELLO, OPERA
ARRIGHI, OPERINA
Cinque anni dividono i due trattati qui proposti, l’Opera del modo de fare le littere maiuscole antique, con mesura de circino, et resone de penna di Francesco Torniello e La operina da imparare di scrivere littera cancellarescha di Ludovico degli Arrighi, il primo edito a Milano nel 1517, il secondo a Roma nel 1522. Eppure tra le due opere non ci potrebbe essere distanza maggiore. Non tanto per i modelli ai quali guardano, che per l’una e per l’altra sono ancora i maestri di fine Quattrocento, quanto per il modo stesso di concepire l’opera e per la sua destinazione. Nella Milano del Borbone e poi del Lautrec l’oscuro « Francisco Torniello da Novaria scriptore professo » si propone una trattazione dedicata alle « littere maiuscole antique », in particolare a uno specifico « modo de fare » quelle lettere sulla base di « mesura de circino, et resone de penna »; nella Roma di Adriano VI ma ancora culturalmente medicea il piú celebrato calligrafo del momento offre un’interpretazione personale e raffinata della « littera cancellarescha ».
La fortuna editoriale dei testi, limitata alla princeps per la stampa del 1517, estesa invece a una serie di riprese e attualizzazioni per quella del 1522, è indice della scarsa incidenza dell’opera del Torniello, ristretta a quanti erano impegnati nel recupero della capitale antica finalizzato alla produzione pubblica di quella specifica scrittura, e al contrario del riscontro ampio di quella dell’Arrighi, in grado di raggiungere il pubblico piú vasto dei professionisti della scrittura e dei cultori dell’arte tipografica. A riprova del fatto che mentre la parola del novarese interviene nel dibattito ristretto degli specialisti, quella del vicentino è destinata a rappresentare il verbo di riferimento della nuova cultura grafica, tanto di quella dei copisti quanto di quella degli stampatori.
Dante Alighieri
Opere di dubbia attribuzione, to. I. Il Fiore e il Detto d'Amore [II edizione]